04/04/2019
I MISTERI DI OTZI, L’UOMO VENUTO DAL GHIACCIO

I MISTERI DI OTZI, L’UOMO VENUTO DAL GHIACCIO

(Ristorante Jom Bar – Tresivio 4 aprile 2019)

La prima conviviale di aprile ci ha raccolto al Jom Bar, dove il dr. Giorgio Rusconi, consulente aziendale e appassionato di alpinismo, accompagnato dal “Ragno di Lecco” Emilio Valsecchi, detto “Lupetto”, ci ha condotti nel mondo affascinante di Otzi, l’uomo venuto dal ghiaccio.

La scoperta. Nel settembre del 1991, a 3200 metri di altitudine nella zona del Giogo di Tisa, in Val Senales, una coppia di escursionisti tedeschi, Erika e Helmut Simon, si imbattevano nel corpo mummificato di un uomo. Venticinque anni di studi e ricerche hanno svelato molti misteri di questo uomo trovato nel ghiacciaio del Similaun.

Tra i vari nomi circolati inizialmente (Uomo del Tisenjoch, Uomo di Schnals o Senales e perfino Homo Tirolensis), il giornalista viennese Karl Wendl mette tutti d’accordo con il nomignolo Ötzi, derivato dalla fusione di Ötztal (le Alpi Venoste) e Yeti (l’uomo delle nevi).

Vissuto durante l’Età del Rame, fra il 3100 e il 3300 a.C., Ötzi, aveva circa 45 anni quando morì, un’età abbastanza avanzata per l’epoca. Aveva occhi marroni, capelli scuri lunghi fin sulle spalle, che probabilmente portava sciolti. La sua corporatura era snella e scattante: alto circa un metro e sessanta, pesava una cinquantina di chili. Il suo numero di scarpe, ancora ai suoi piedi al momento del ritrovamento, corrisponderebbe oggi a un 38.

Le prime ipotesi. Due giorni dopo il ritrovamento, si trovò a passare sul posto anche Reinhold Messner, in compagnia dell’alpinista sudtirolese Hans Kammerlander. Venne mostrato loro uno schizzo dell’ascia ritrovata vicino al corpo, e Messner per primo ipotizzò che si trattasse non di un escursionista morto di recente o di un soldato della prima guerra mondiale, ma di un uomo vissuto nell’antichità.. Dopo una disputa con gli austriaci sulla “nazionalità” di Ötzi, conservato inizialmente all’Università di Innsbruck, dal 1998 la mummia si trova al Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano, in una cella frigorifera che riproduce le condizioni del ghiacciaio: temperatura costante di 6 gradi sotto zero e umidità del 99 per cento. La mummia viene spruzzata regolarmente con acqua sterilizzata per contrastare la perdita di umidità. Il pubblico può osservarla da un piccolo oblò.

Ucciso per vendetta? Ötzi morì assassinato: nel 2001 fu scoperta la punta di una freccia nella spalla sinistra. L’”uomo venuto dal ghiaccio” (nome ufficiale stabilito dalla amministrazione provinciale di Bolzano) aveva una profonda ferita da taglio alla mano destra, risalente a pochi giorni prima della morte, che sembra procurata in una lotta corpo a corpo, forse in un tentativo di difesa. Poco prima di morire, l’uomo si era fermato a consumare un pasto abbondante, di cui è stata trovata traccia nel suo stomaco: segno che non aveva fretta e non si sentiva minacciato. La freccia che l’ha colpito a morte è invece stata scagliata da lontano e probabilmente in modo inaspettato: il suo assassino, è l’ipotesi, potrebbe dunque averlo seguito e pianificato l'agguato.

Com’era lo stato di salute di Ötzi? Una tomografia computerizzata di Ötzi, realizzata nel 2013 con un apparecchio di nuova generazione con scansione completa dalla testa ai piedi, ha evidenziato tracce di arteriosclerosi nei vasi del cuore. Questi dati clinici, oltre alle analisi genetiche, testimoniano che l’uomo di Similaun aveva una forte predisposizione alle malattie cardiocircolatorie. Soffriva inoltre di artrosi in molte articolazioni, aveva evidenti fratture alle costole, precedenti alla morte e rimarginate, e soffriva di vermi intestinali che curava con un fungo di betulla, il poliporo.

I vestiti. Gli abiti di Ötzi erano di una combinazione di pelli e pelliccia di cinque diversi animali, oltre che di erbe intrecciate. In testa portava un berretto di pelliccia di orso bruno che, secondo le analisi genetiche, proveniva dall’Europa occidentale. La sopravveste era di strisce di pelle di pecora e capra, ordinate in sequenze chiare e scure, quasi a dimostrare un certo gusto estetico, rammendata con fili d’erba. I gambali erano fatti nello stesso modo. Aveva anche un perizoma, sempre di pelle di pecora. Le calzature avevano una suola "isolante" di erba secca, e tomaia di pelle di cervo, mentre i lacci erano realizzati in pelle bovina.

I Tatuaggi. I primi studi individuarono sul suo corpo tra le 49 e 57 piccole incisioni della pelle su cui veniva strofinato del carbone vegetale. Un’analisi successiva ne ha trovate 61, in corrispondenza del torace e della schiena, sul polso sinistro, sul ginocchio destro, sui polpacci e sulle caviglie: ad eccezione di due croci, si tratta per la maggior parte di segni costituiti da brevi lineette disposte parallelamente. Un’ipotesi è che i tatuaggi avessero una funzione terapeutica, simile all’agopuntura, ma il dibattito sul loro significato è ancora aperto.

Gli studi e le ricerche sull’uomo venuto dal ghiaccio e sulla vita nelle Alpi nel Neolitico, continuano a ritmo serrato. Nel 2016 è stata datata del 3.800 a.C., ben 500 anni prima di Ötzi, la scoperta di una “ciaspola” non dissimile da quelle usate fino al secolo scorso, così come ricercatori dell’università di Padova insieme a quelli del CNR, dall’esame delle corde vocali, hanno ipotizzato quale avrebbe potuto essere la voce dell’uomo preistorico.


La relazione di Giorgio Rusconi è stata accompagnata da numerose fotografie gentilmente concesse dal Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano.

Angelo Schena