ALFONSO BERARDINELLI, UN INTELLETTUALE FUORI DAL CORO
ALFONSO BERARDINELLI, UN INTELLETTUALE FUORI DAL CORO
Ristorante “Cantine Nera” – Chiuro
Ci siamo ritrovati presso le “Cantine” dei nostri soci Pietro e Stefano Nera, un curioso “castello” dal nome aulico “Turris Eburnea” a simboleggiare una delle maggiori (e migliori) ditte produttrici di vino in Valtellina.
Ricevuto dal padrone di casa e presentato dal Presidente Pierluigi Telattin, il nostro ospite, Alfonso Berardinelli, scrittore, giornalista, critico letterario, ci ha presentato il suo libro “Non è una questione politica”, accompagnato dal suo editore Alberto Gaffi che, l’anno scorso, ci aveva portato un altro scrittore, il Gen. Antonio Bettelli che aveva scritto “Leonte” un coinvolgente e drammatico volume su un vile attentato ad un convoglio militare italiano in Libano nel 2011.
Il libro, come ha spiegato Berardinelli, è una raccolta di articoli apparsi su diversi quotidiani italiani nel 2016 (“Il Foglio” Il Giornale”, “Il Venerdì di Repubblica”) con i quali l’autore ha voluto toccare alcuni degli argomenti più scottanti dell’attualità politica, senza però prendere una posizione di destra o di sinistra, ma affrontando gli argomenti da un punto di vista razionale, culturale, sociale, facendo ogni sforzo per cercare di aprire una discussione al fine di riuscire, insieme, a trovare una soluzione al di là degli schieramenti e dei “pregiudizi” politici o di partito.
Al termine della sua introduzione, nel corso della quale ha spiegato le finalità dei suoi articoli e ha raccontato degli aneddoti in merito alla pubblicazione di alcuni di loro, proprio per la difficoltà ad inquadrare il suo punto di vista, così scevro dalle impostazioni che, ai vari temi, sono stati dati dalla stampa, a seconda della loro inclinazione politica, Berardinelli ha letto il primo, dal titolo “Accoglienza”, dedicato al tema che è più al centro dell’attenzione, quello degli immigrati.
Nell’articolo, comparso il 21 aprile 2016 su “Il Giornale”, l’autore ha sostenuto che, se non riusciremo a dare agli immigrati un’adeguata accoglienza (casa, lavoro, garanzie, una vita decente e degna) in un futuro non molto lontano loro o i loro figli ci detesteranno, ci odieranno (già un po’ di avvisaglie si sono viste, di recente, a Parigi, a Londra, a Nizza, ecc.) “e noi odieremo chi ci odia venendo da lontano a casa nostra” e ha concluso ponendosi questa terribile domanda: “Che ne farà l’Europa di tutto questo odio?”.
Al termine della lettura è scaturita una vivace discussione tra i soci, tutti tesi a dire la loro su questo enorme problema che ci sta affliggendo da molto tempo e che, probabilmente, continuerà a “tormentarci” per ancora molti anni, in quanto, a detta dei più, si è di fronte ad un flusso migratorio epocale, biblico, che avrà delle conseguenze mondiali nel nuovo rapporto che dovrà trovarsi tra noi “occidentali” e gli immigrati, provenienti un po’ da tutto il mondo, ma in particolare dall’Africa e dall’Asia, specie da quei paesi dove sono in corso guerre (ad es. la Siria) o dove la situazione politica o economica è drammatica (ad es. Eritrea, Nigeria).
E’ stato bello aver avuto modo, sollecitati dall’illustre relatore, di discutere di un argomento di così scottante attualità. Penso che ognuno di noi ne sia uscito arricchito, magari cambiando anche, in tutto o in parte, il proprio modo di affrontare questo problema, nella convinzione che solo la discussione, senza chiudere gli occhi davanti agli argomenti quotidiani, sia il miglior modo per affrontare e cercare di risolvere i problemi.
Certo a nessuno può sfuggire che il cristianesimo si fonda sul principio “ama il prossimo tuo come te stesso” e insegna che bisogna “vestire gli ignudi, dar da mangiare agli affamati e da bere agli assetati” e quelli che sbarcano sulle nostre coste a rischio della propria vita sono assetati di pace, di libertà, di “vita” e sono “il nostro prossimo”.
Angelo Schena